E’ stato appena pubblicato il documento di più di 300 pagine redatto dagli economisti Maurizio Bussolo, Johannes Koettl ed Emily Sinnott della Banca Mondiale che indaga le conseguenze politiche, economiche e sociali dell’invecchiamento della popolazione in Europa e Asia centrale. Il rapporto “Aging in Europe and Central Asia – A Gray Tsunami or a Golden Era?” spiega però che questo trend non è necessariamente negativo a patto che i Paesi riescano ad attivare politiche che favoriscono una vecchiaia più attiva, sana e produttiva.
Dal punto di vista demografico, l’Europa e l’Asia centrale sono le zone più vecchie in assoluto: l’età media degli abitanti è di 10 anni più alta rispetto al resto del mondo. In molti Paesi di queste aree geografiche, Italia in prima fila, c’è dunque anche molta preoccupazione sull’impatto di invecchiamento e bassa natalità sui sistemi pensionistico e sanitario: può un esercito di vecchi essere mantenuto da pochi giovani? In realtà un equilibrio è possibile attraverso incentivi e progetti di lungo periodo sostenibili, equi e non emergenziali. Le strutture sanitarie, suggerisce lo studio, dovrebbero indirizzarsi verso la diagnostica e la cura preventiva, l’istruzione andrebbe riformata per rafforzare nuove abilità cognitive necessarie per sostenere il prolungamento della vita, e il mercato del lavoro potrebbe essere più flessibile per permettere sia alle donne di conciliare obiettivi di famiglia e carriera, sia agli anziani di continuare a lavorare con ritmi meno sostenuti.
La sfida per vivere quella che la mitologia greca definiva l’età dell’oro oggi è questa.
Il report è disponibile in pdf a questo indirizzo
