Sono circa seicentomila i malati di Alzheimer in Italia, secondo una ricerca del 2016 realizzata dal Censis con l’Aima (Associazione italiana malattia di Alzheimer). E seicentomila sono le famiglie che devono convivere ogni giorno con i tanti problemi che questa forma di demenza senile, per la quale non esiste alcuna cura, comporta. Il declino cognitivo progressivo spinge il malato fino alla completa perdita dell’identità e della autosufficienza.
Purtroppo, nonostante la ricerca continui a indagare sulle cause, (ad aprile i ricercatori italiani hanno scoperto che all’origine della malattia ci sarebbe la morte della parte di cervello che produce la dopamina), finora nessuna terapia si è dimostrata efficace per evitare lo spegnimento dei neuroni.
La tecnologia però potrebbe migliorare la qualità della vita degli anziani e dei familiari soprattutto nelle prime fasi della manifestazione della malattia. Una di queste è Chat Yourself, un chatbot sviluppato da Nextopera, che si presenta come un assistente virtuale, in grado di memorizzare l’intera vita di una persona restituendole su richiesta dati fondamentali. Queste informazioni, redatte con l’aiuto di psicologi e geriatri, vengono inviate come notifiche e alert personalizzate H24 e forniscono il nome e il contatto dei propri figli, il percorso per tornare a casa, le medicine da prendere, gli appuntamenti della giornata, e le routine da osservare.
Ideata da Young & Rubicam, con il patrocinio di Italia Longeva l’app è stata sviluppata su Messenger, di Facebook. Secondo Roberto Bernabei, Presidente di Italia Longeva e Direttore Polo Invecchiamento della Fondazione Policlinico A.Gemelli “questo progetto non sconfigge l’Alzheimer ma va nella giusta direzione, offrendo ai malati un nuovo modo di vivere la malattia”.